Parrocchia

Elenco dei R.R. Rettori Parroci
Parrocchia di Brozzo

Dal Al Parroco
1534 …. Don Paolo de Gervis di Bovegno
1536 1582 Don Benedetto De Bonif. di S. Vigilio
1582 1592 Don Giacomo Zua
1592 1625 Don Lodovico De Crescinis di Savallo
1632 1634 Don Bridio Fachinetti Economo spirituale
1634 1675 Don Giovanni Battista Minelli di Monticello
1676 1681 Don  Bortolo Zambelli
1682 21.06.1693 Don Francesco Fontana di Savallo
01.11.1693 1741 Don Felice Costanzo Pilotti di Savallo
1742 1745 Don Carlo Zappetti
1746 1749 Don Francesco Lollio di Gardone V.T.
1749 1751 Don Pietro Giacomo Guerrini
1751 1758 Don  Faustino Nat. Borra
1758 1777 Don Bortolo Treccani di S. Vigilio V.T.
29.09.1777 29.01.1813 Don Angelo Saleri di Cimmo
1813 1827 Don Giuseppe Consolini di Lavone
1827 1831 Don Angelo Panelli di Bovegno
1831 1855 Don Faustino Zaiba di Brozzo
1855 1870 Don Giacomo Zambonetti di Gardone
1872 1885 Don Ferdinando Cremona di Verolanuova
1886 1894 Don Eugenio Zanone di Nozza
06.01.1895 …11.1936 Don Antonio Bettinsoli di Lodrino
13.12.1936 21.11.1960 Don Francesco Peli di San Giovanni di Polaveno
12.02.1961 04.04.1965 Don Narciso Pedersoli di Lodrino
05.09.1965 12.09.1975 Don Belletti Severino di Mazzano
01.11.1975 28.09.1996 Don Bonetti Martino di Berzo Inferiore
29.09.1996 24.03.2006 Don Bresciani Franco di Lumezzane
26.08.2006 06.01.2021 Don Rossi Giuseppe di Cologne Bresciano
20.02.2021 Don Antonio Franceschini di Paderno F.C.

La Nostra Chiesa

0014 (2)
La facciata, rivolta ad ovest, è divisa in tre ordini, scanditi da quattro lesene nella fascia inferiore e superiore e da un timpano ricurvo terminante in una croce. Nella fascia superiore, all’interno delle lesene, si trovano due affreschi che rappresentano San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena e in centro una vetrata che raffigura San Michele Arcangelo.

Il portale è in marmo bianco di Botticino.

Altare Maggiore

doc00319320200606170742_001

Il presbiterio, armonioso ed elegante, è racchiuso da due pregevoli balaustre di marmo dalla tipologia settecentesca. Il medaglione che lo sovrasta rappresenta lIncoronazione della Madonna, assegnabile a Domenico Voltolino (1660-1746) e dovuta alla devozione di Giacinto Fausti, come si rileva dall’iscrizione (GIAC. FAUSTI Pietosi).

Il prezioso coro ligneo fu commissionato il 27 dicembre 1744 a mastro Giovanni Battista Rocchi di Rodengo che si obbligò a realizzarlo per la Pasqua del 1746; l’intagliatore ottenne il saldo della sua opera nel 1749. L’imponente ancona dorata, dotata di una base assai elaborata con due portelli ai lati che racchiudono le nicchie per i due busti-reliquiari, identificabili con quelli scolpiti dall’intagliatore Bartolomeo Guarignone nel 1685, è formata da quattro colonne scanalate e da un timpano spezzato.

La pala di S. Michele arcangelo che precipita gli angeli ribelli è assegnabile ad un pittore bresciano della prima metà del ‘600 secondo Pier Virgilio Begni Redona, da individuare precisamente “nell’ambito della pittura diffusa dall’ambiente di Francesco Zugno, intrecciata delle varie componenti lombardo-venete e sostanzialmente allineata sugli esiti prodotti e diffusi da Palma il Giovane.

Qui, tuttavia, la scena drammatica della cacciata degli angeli ribelli è impaginata in un groviglio di figure enfatiche e gesticolanti, assai agitate nelle movenze e nelle espressioni, definite da colori glaciali e dissonanti, col tipico linguaggio chiaroscurale della scuola palmesca. Molti e notevoli sono comunque i pezzi di bravura, nelle torsioni delle anatomie, nei risultati dinamici e negli scorci.

L’altare marmoreo, raffinato ed elegante, proviene dalla chiesa di S. Bernardo dei Camaldoli sopra Gussago; era stato consacrato insieme a quella chiesa dal vescovo di Brescia Gian Francesco Barbarigo il 23 febbraio 1716. Acquistato per L. 450 e pagato con la vendita della legna del bosco Sacristie, fu posto in opera il 28 settembre 1813, data incisa a graffito sull’intonaco che ricopre il retro dell’altare.

Altare della Madonna
del SS. Rosario

scansione0020

Il secondo altare di sinistra rispetto all’ingresso maggiore è quello della Madonna. Il paliotto e l’alzata per i candelieri sono in marmo rosso e verde con venature delicate e comici bianche; l’ancona è definita come “nova con entro i Misterij” nell’inventario del 19 luglio 1741.

Al centro sta una nicchia costruita nel 1911 dall’impresa Bolis.

Di scarso valore è la statua moderna della Madonna, mentre di notevole pregio è l’ancona, sovrastata dalla statua lignea policroma di S. Domenico, affiancato da due angeli. Le telette dei Misteri del S. Rosario, racchiuse in comici elaborate, circondano la nicchia; caratterizzate da una efficace e accattivante vena popolaresca, sono attribuibili a Domenico Voltolino.

Altare di S. Antonio abate

scansione0017

La seconda cappella di destra, dotata di altare marmoreo con specchiature rosate, profili di bianco Botticino e croce dorata al centro del paliotto (inizi ‘800), è splendidamente decorata da una soasa lignea dorata e policroma con fiori, festoni, putti, due colonne tortili, e ricco cimiero al centro del quale è posta la colomba dello Spirito Santo, affiancata da quattro angeli. In data 11 maggio 1786 i fratelli Antonio e Francesco Pialorsi detti “Boscaini” di Levrange s’obbligarono a “fare il rimanente dell’intaglio dell’Ancona”, cioè due colonne a “torchione col suo fiorame intagliato attorno [ … ] ed altro ornamento fuori delle colonne” ecc. Il 15 novembre successivo la “fattura” della pregevole soasa venne saldata con un versamento di L. 800. Il progetto iniziale prevedeva la collocazione della statua di S. Antonio abate con “due Angioli a lato d’essa”, ma si optò poi per la soluzione più sopra descritta”.

Al centro dell’ancona è inserita la raffinata pala seicentesca ad olio, firmata da Antonio Gandino (1560-1630)10, che raffigurò la SS. Trinità, S. Antonio abate e S. Bernardo di Chiaravalle che incatena il demonio.

Come ha scritto Sandro Guerini, il dipinto “che sviluppa uno degli schemi tipici” dell’artista, raccoglie in alto, entro una circonferenza di nudi, lo Spirito Santo e le figure del Padre Eterno con il Figlio morto sulle ginocchia, ed in basso i due santi dai ricchi piviali.

“Le lacche violette e verdi, gli azzurri intensi, i ricami delineati con virtuosismo prezioso, sanno ancora di Cinquecento”, come “un po’ arcaica” è la figura grigia del Cristo morto tra le braccia del Padre.

L’opera “è una delle cose più genuinamente bresciane del Gandino e si innesta direttamente sulla pittura del Moretto”.

Altare di S. Luigi
o di S. Giovanni Nepomuceno

scansione0018

Dotato di un paliotto di tipologia settecentesca con specchiature rosate venate di grigio e medaglia centrale con sfondo in nero di paragone, due palme intrecciate, una corona gialla ed una croce di coloro rosso (alludenti al martirio di S. Giovanni Nepomuceno), l’altare fu provveduto da Bono Foresti nel 1746, anno in cui il medesimo committente procurò la pala da assegnare all’ambito della scuola di Domenico Voltolino. Nel 1755 il signor Foresti fece realizzare l’ancona, dorata a sue spese nel 1757. Il quadro raffigura l’Immacolata Concezione e i santi Ignazio, Gaetano, Luigi Gonzaga, Giovanni Nepomuceno e Francesco Saverio”.

Altare di S. Giuseppe

scansione0019

La prima cappella, dedicata a S. Giuseppe, ha un altare dalle specchiature in marmo verde venato di grigio e corniciature in marmo di Botticino, databile agli inizi dell’ 800, con una croce dorata al centro. La soasa lignea, dalle linee sobrie, è formata da quattro lesene terminanti in capitelli di stile corinzio, mentre nella cimasa spicca una cartella mistilinea con al centro la statua a tutto tondo che rappresenta S. Giuseppe col Bambino, affiancato da due graziosi angioli.

L’ancona venne commissionata il 2 marzo 1760 a mastro Carlo Ansellotti o Ancellotti di Inzino, con la specificazione che nel cimiero si doveva collocare un angelo con in mano un giglio e una corona e l’impegno a consegnare l’opera per il Natale del 1760. Il 12 ottobre del medesimo anno si decise di realizzare la statua di S. Giuseppe col Bambino Gesù in braccio invece dell’angelo previsto per il cimiero. Mastro Ancellotti ricevette vari pagamenti nel 1760-62; il 3 luglio 1761 un certo Nicola intagliatore ottenne L. 10, mentre il 6 agosto seguente fu “terminato di metter in opera la d.ta Ancona”. La pala, raffigurante la Madonna col Bambino, S. Giuseppe, S. Carlo, S. Antonio di Padova e S. Francesco di Paola, è una tela devozionale di buon pregio artistico, dovuta ad un maestro bresciano non immemore dell’insegnamento di Francesco Paglia; potrebbe anche trattarsi di un’ opera di suo figlio Angelo.

 L’Organo

scansione0014

Sulla parete tra la cappella di S. Giuseppe e quella successiva di S. Antonio abate è collocata la settecentesca cassa dell’organo, marmorizzata e arricchita da decorazioni dorate, con cimasa dotata di tre angeli musicanti, in stile spiccatamente rococò.

In origine accolse lo strumento musicale commissionato il 10 settembre 1741 all’organaro don Cesare Bolognini di Lumezzane Pieve che firmò il contratto anche a nome del nipote Gian Giacomo Bolognini. Nel Catalogo degli Organi Fabbricati dal Reverendo d. Cesare Bolognino di Lumezane sino all’anno 1744 lo strumento, dotato di 18 registri, è indicato col numero 57. Nel 1758 l’organo venne riparato, mentre nel 1780 Giuseppe Mondini di Brescia ottenne il pagamento per la doratura della cassa e relativa cantoria. Il 13 febbraio 1876 un fabbricatore d’organi, il bergamasco Egidio Sgritta, s’accordò per realizzare uno strumento nuovo, conforme al progetto predisposto per la chiesa parrocchiale di Cereto Basso, restando di proprietà dell’organaro “i mantici e tutto l’organo vecchio esclusa la facciata ed i Principali'”. Grazie alla sensibilità di don Martino Bonetti ed alla generosità dei parrocchiani il pregevole strumento, ridottosi in condizioni molto precarie, nel 1976 venne affidato alla ditta Arturo Pedrini che concluse l’accurato restauro nella primavera del 1977, mentre il concerto inaugurale da parte del maestro Giuseppe Pagani si effettuò il 24 aprile del medesimo anno.

Totale delle canne 1.209.

Il pulpito

2GA0011a

Al di sopra della porta laterale che guarda a nord è collocato il pulpito che Antonio Foresti commissionò nel 1758 a mastro Carlo Ansellotti di Inzino. Il manufatto – in stile rococò – venne dorato nel 1780 da Giuseppe Mondini di Brescia”.

Il battistero

Nella parete al di sotto dell’organo venne ricavata un’ampia nicchia, nella quale fu collocata la vasca battesimale, già posta nel vano adiacente all’ingresso laterale che conserva tracce d’un affresco di tipologia settecentesca raffigurante il Battesimo di Gesù, un frammento del quale in tempi recenti è stato strappato e appeso in sagrestia.

2GA0103a

 

I dipinti della navata
e della controfacciata

Ancora al Voltolino si possono assegnare i tre medaglioni che sovrastano la navata, riproducenti l’Incoronazione della Vergine ad opera della Trinità SS. , lAdorazione dei pastori e lAdorazione dei Magi, la cui tipologia richiama gli affreschi di S. Maria del Dosso di Marmentino, firmati e datati 1714, e di S. Michele di Pezzoro, assegnati al medesimo pittore, e caratterizzati dalla medesima aura popolaresca.

2GA0078a

 

2GA0081a

 

 

2GA0079a

 

Lo stesso artista realizzò l‘Angelo custode ovvero Tobiolo e lAngelo, dipinto ad olio di forma ovale racchiuso in una cornice di color verde scuro, parzialmente dorata e collocato sulla controfacciata al di sopra della bussola.

2GA0004a

 

L’opera è stata restaurata nei primi mesi del 1995 per volere di don Martino Bonetti che l’ha affidata a Silvio Meisso di Rovato, cui si deve anche la pulitura della pala dell’altar maggiore, mentre da un decennio il medesimo don Bonetti ha voluto il recupero delle pale degli altari laterali di destra e dei Misteri del Rosario, oltre che delle soase degli stessi altari che hanno recuperato le cromie degli incarnati, la finezza delle dorature e i toni policromi degli sfondi e dei panneggi. La valorizzazione pittorica ed estetica di queste preziose opere è stata compiuta da Giuliano Vaschini di Brescia.

Il campanile e le campane

Non è dato di sapere la data esatta della costruzione della torre, ma a parere di Omobono Piotti potrebbe essere “all’esordire del XVI secolo”.

Da un inventario del 15 marzo 1534 si rileva l’esistenza di una campana di 10 pesi, l’anno 1594 una campana “venne fusa in Rovato da Antonio Ferrari”.

Il nuovo concerto, fuso dalla ditta Cavadini di Verona, “venne solennemente benedetto l’11 ottobre 1906 da don Giuseppe Lanzi, arcivescovo di Inzino e vicario foraneo, delegato del vescovo di Brescia ed inaugurato il giorno successivo, giorno di domenica”. Nel 1943 vennero asportate, per fare cannoni, le due campane più grosse. Nel 1948 vennero fuse due nuove dalla ditta Crespi di Cremona e consegnate il 19 agosto 1948 e benedette dal Vicario di Inzino. Nel novembre 1982 avvenne l’elettrificazione delle campane a cura del parroco don Martino Bonetti.

Il parroco successivo, Don Franco Bresciani, affrontò nell’autunno del 2001 un importante restauro conservativo dell’intero campanile. Più specificatamente l’intervento riguardava il recupero e la sistemazione delle pareti e delle facciate del campanile, il restauro e la tinteggiatura dell’orologio e la dotazione di un nuovo sistema di elettrificazione delle campane.

L’attuale parroco, Don Giuseppe Rossi continuò la costante manutenzione dell’intero campanile. Venne installato un impianto di illuminazione all’interno della cella campanaria nel dicembre 2007 e nella primavera del 2010, in occasione dei restauri della facciata della chiesa venne ritinteggiato anche l’orologio del campanile, ormai degradato a causa degli eventi atmosferici nel tempo.

Dopo questo lungo percorso nella storia, arriviamo ai nostri giorni con questo importante intervento che siamo certi garantirà lunga vita al sempre più nostro concerto e alla sua struttura.

Nel 2018 è stato fatto l’intervento urgente di restauro e risanamento conservativo del complesso campanario della chiesa parrocchiale di Brozzo “San Michele arcangelo”. Il parroco, Don Giuseppe Rossi, ha affidato alla Ditta Fratelli Pagani di Castelli Caleppio il lavoro di restauro che consiste nella:

– Revisione meccanica completa del complesso campanario con sistemazione della incastellatura esistente;

– Riparazione delle maniglie di supporto delle campane che risultano gravemente compromesse;

– Sostituzione/ripristino dei dispositivi di ancoraggio delle campane ai ceppi e dei relativi isolatori lignei;

– Rifacimento dell’impianto elettrico.

Domenica 23 settembre 2018 è stato benedetto, dal Padre francescano Francesco Metelli, il concerto delle campane rientrate dalla Ditta Fratelli Pagani; sabato 29 settembre, festa del patrono San Michele Arcangelo hanno suonato a festa.

17gi il 23 sett.

Dopo accurato studio, avvenuto a seguito del restauro del luglio/settembre 2018, è stato appurato:

Concerto Nr. 5 Campane Parrocchia S. Michele Arcangelo
CAMPANA DIAMETRO (cm)

PESO

(kg)

NOTA ANNO FONDITORE
1 S. Michele

102

570 SOLb3 1948 CRESPI DI CREMA
2 B.V. Assunta

92

410 LAb3 1948 CRESPI DI CREMA
3 S. Giuseppe

81

290 SIb3 1906 CAVADINI DI VERONA
4 S. Luigi

76

240 SI3 1906 CAVADINI DI VERONA
5 S. Antonio

67

170 REb4 1906 CAVADINI DI VERONA

La sagrestia

2GA0107a

Nella piccola sagrestia che s’affianca al lato occidentale del presbiterio degna di nota è la cornice barocca racchiudente un riquadro datato 1677 sul quale spicca la Croce d’oriflamma (simile a quella che si erge sulla cupola del duomo nuovo di Brescia e che simboleggia le Sante Croci venerate nel duomo vecchio della città).
Di buona fattura è anche il bancone settecentesco.

Storia archivistica

Come più volte ripetuto, nella primavera del 1797 Brozzo è teatro della battaglia tra soldati francesi e valtrumplini fautori della Repubblica di Venezia: il paese viene messo a ferro e fuoco, il saccheggio e l’incendio non risparmiano la chiesa con il suo archivio. Nel Libro 2° dei cresimati 1802-1888 è presente la seguente nota di don Angelo Saleri: “Libro 2° in cui si sono registrati i cresimati, essendosi il primo smarrito nella Rivoluzione, saccheggio e incendio della canonica seguito il di 1 maggio 179753.

“Appena riscosso alquanto dal terrore per il pericolo in cui mi trovai nella notte susseguente il giorno quattordici di codesto Agosto [185O], dal quale mi trova scampato […] mi tengo in dovere di ragguagliare cotesto Imp- R. Ufficio dei danni […] accagionati […] dalla terribile inondazione del fiume Mella, di altro torrente, nonché delle direttissime piogge che in quella notte orribilmente si scatenarono a danno di questa misera terra di Brozzo […]. Dirò primieramente della Casa Parrocchiale […] che fu investita da ogni parte delle acque inondatrici54”.

Nonostante la devastazione operata dai francesi e l’alluvione del 1850, l’archivio di Brozzo conserva ancora importanti atti che documentano fatti storici accaduti nel territorio e soprattutto le vicende della Chiesa parrocchiale.

Non sono stati ritrovati altri strumenti di corredo se non quello redatto dal sacerdote Martino Bonetti. Il parroco prende possesso della parrocchia di S. Michele in Brozzo il 1° novembre 1975, nel mese di luglio del 1977 trasporta tutti i libri e i documenti, che giacevano alla rinfusa in solaio, in una stanza più sicura al piano terreno della vecchia canonica; esegue una prima schedatura e raccoglie in diversi faldoni i documenti, facendone una sommaria cernita secondo i vari titoli. Nel mese di luglio del 1978 inizia l’inventario vero e proprio sulla traccia del “Modello dell’inventario dell`archivio” inviato ai parroci nel 1977 dalla Commissione diocesana per i beni culturali ecclesiastici.